Quando manca il desiderio – dalle Riflessioni di Giorgio Rifelli

Nell’ultimo periodo mi è capitato di incontrare diverse persone, anche giovani, che portavano nella stanza di terapia una problematica legata alla carenza di desiderio sessuale. Per quanto la mia esperienza clinica non possa essere certamente generalizzata statisticamente, mi sono chiesta, confrontandomi anche con alcune colleghe sociologhe, se questo fenomeno non possa essere legato al nostro tempo.
Mi sono fatta questa domanda, me la sono tenuta un po’ lì… e poi, quasi un po’ per caso, facendo ordine nelle cartelle del pc ho ritrovato uno scritto di Giorgio Rifelli, fondatore della Scuola del CIS Centro Italiano di Sessuologia, di cui sono stata un’orgogliosa allieva, ormai tristemente scomparso.
Mi ero completamente dimenticata di questa perla preziosa e leggendola mi sono ricordata di quanta saggezza e profonda comprensione dell’animo umano ci sia in essa. 
Ho pensato quindi di condividerla qui, perchè possa farne memoria. Perchè i miei lettori possano capire meglio il mio punto di vista e perchè i miei colleghi possano sentire la mia stessa ammirazione. E perchè io non avrei nessuna parola che possa spiegare, meglio di come ha fatto lui, come la mancanza della mancanza annienti il desiderio e renda le nostre vite un po’ più ricche economicamente ma un po’ più povere emotivamente.

Grazie, Maestro.

 

“Nell’età dell’oro, si raccontava, le donne non soffrivano i dolori del parto, gli uomini non dovevano procacciare il cibo, le malattie erano assenti e la morte un semplice addormentarsi. Gli dei provvedevano ad ogni necessità e gli esseri umani beati e inconsapevoli non dovevano fare alcuna fatica. Poi, per qualche ragione, gli dei si sono stancati, hanno lasciato che uomini e donne provvedessero a se stessi ma nell’abbandonarli, in qualche modo impietositi, lasciarono come regalo eros, il desiderio

Da allora uomini e donne hanno cominciato a vivere autonomamente confrontandosi con i propri bisogni che facendoli sentire privi di un bene necessario li spingeva a cercare le modalità per procurarselo. Il desiderio quindi si identificò con la mancanza ed è iniziato quel percorso esistenziale in certi momenti entusiasmante e in altri avvilente dove i bisogni e la loro soddisfazione si avvicendano con diversa fortuna. L’aspirazione segreta è di poter tornare all’età dell’oro per non doversi esporre alla fatica e alla delusione o per non dover soccombere alle passioni che spesso la mancanza-desiderio sostiene drammaticamente. […] 

Singolare dono è stato il desiderio. Da un lato espone al dolore dell’attesa, dall’altro consente di fantasticare piacevolmente, immaginando le vie che possono portare alla sua realizzazione. Può assumere le forme della violenza passionale o quelle di una gioiosa soddisfazione. E’ motore vitale, ma anche luogo di sofferenza. La storia del desiderio è la storia dell’uomo e quindi anche la storia della sessualità. […] Il desiderare è già una maniera per mitigare la mancanza. Anzi l’imperiosità del bisogno è combattuta proprio con l’abilità del desiderare che trasforma il bisogno in immagini e fantasie consentendo di meglio sopportare l’attesa della sua soddisfazione.

Bisogno, desiderio, soddisfazione sono i fondamenti del cammino che qualificano e caratterizzano il vivere e che impariamo a percorrere gradualmente assumendo gli strumenti che ci consentono di riconoscere i bisogni, elaborare i desideri e quindi soddisfarli. Alle agenzie educative famiglia, scuola e società e alle capacità percettive di ciascuno è affidata la adeguatezza dell’apprendimento. Le variabili in gioco sono molteplici ed è comprensibile come non sempre le cose vadano per il meglio.

Così nell’ultimo decennio si è registrato un progressivo e preoccupante aumento della caduta del desiderio sessuale. Contrariamente agli anni della repressione in cui andava di moda cantare si fa e non si dice oggi dopo l’avvenuta rivoluzione sessuale possiamo invertire i termini e affermare che si dice ma non si fa. Allora il desiderio era di difficile attuazione, spesso frustrato, ma comunque presente attualmente nonostante la disinvoltura con cui è possibile fare sesso, manca la voglia e per una sorta di analfabetismo di ritorno, se mai è stato imparato, oggi è dimenticato.

Sembra che si stia perdendo la consapevolezza e il dolore della mancanza per cui non abbiamo bisogno di ricorrere al desiderio per alleviare la pena e preparare la soddisfazione. Oppure all’opposto ci si immerge totalmente nell’immaginario e nel virtuale rimanendone comunque sempre insoddisfatti. Siamo nelle condizioni del depresso che non ha desideri pur vivendo nella completa totale consapevolezza di ogni mancanza.

Ma quando viene a mancare la mancanza, la vita si spegne.

Per questo forse si parla così spesso di sesso, in uno sforzo di recupero della sua carnalità così come si scrive nel Kama sutra (II,31): il dominio dei trattati si estende solo fintantoché languono gli appetiti degli uomini;ma quando la ruota dell’estasi gira a pieno ritmo non vi è manuale che tenga…”

 

La mancanza della mancanza di Giorgio Rifelli